7.12.07

SaldiDiFineAnno 





Gli affari? Semplicissimo, sono i soldi degli altri
(Alexandre Dumas figlio)






I colloqui di lavoro rappresentano una delle attività più frequenti nella pittoresca esistenza di una temporaneamente inoccupata, croce e delizia nella nostra ballerina via crucis verso il lavoro perduto.
La sottoscritta può vantarsi di aver sostenuto nella sua esistenza un ragguardevole numero di colloqui, di tutti i tipi.
I precari lo sanno, c'è poco da fare, c'è solo da mettersi in pari col cuore…
I precari veri oramai i colloqui di lavoro li sanno fare, e anche bene, hanno anni di pratica alle spalle, letture di migliaia di guide su “come affrontare un’intervista di lavoro”, studi approfonditi sul linguaggio del corpo, sulla comunicazione assertiva, sulla motivazione e sulle tecniche di “seduzione” orientate alla vendita, di se stessi.
Io oramai mi vendo benino, sono in promozione da un po’ e offro pacchetti scontati di diverso tipo.
Sono un vero affare, un must have delle società di selezione, mai più senza amici.
Tutto sta a trovare chi ti si compra. E, soprattutto, trovare a chi veramente vuoi venderti…

I colloqui sono uno dei passatempi più utili per la categoria dei venditori di se stessi, aiutano a mantenersi in allenamento e, se presi con un po’ di necessario sense of humor, possono risultare anche divertenti.
Mi riprometto un giorno di compilare uno stupidario di tutte le frasi assurde che ho sentito dire dai mirabolanti datori di lavoro durante i colloqui, sarebbe interessante.
La rete pullula di elenchi di fesserie pronunciate dai candidati, ma pochi riportano le balordaggini che alcuni ti dicono quando ti propongono un lavoro, tentando di convincerti che ti stanno proprio facendo un favore a scegliere te. Troppa grazia mia datore, non merito tanto.
Tra incontri conoscitivi, colloqui di gruppo, interviste motivazionali e tutto quanto fa: “stiamo cercando proprio te!” oramai ho materiale sufficiente per un trattatelo filosofico. Lo farò, promesso. A breve sui vostri schermi!

Per il momento rifletto sul mercato di noi stessi, su questo arabeggiante suq dove vaghiamo, anime lavorative in compravendita, destreggiandoci tra venditori truffaldini, offerte nascoste e occasione insperate.
Bisogna mercanteggiare, imparando dai venditori di spezie: mai accettare il primo prezzo, mai avviare una trattativa se non si è realmente interessati e mai, soprattutto, offrire un prezzo troppo basso… Il venditore si offende, e interrompe subito la trattativa.
Il senso del suq è che venditore e acquirente devono chiudere entrambi soddisfatti, e chi compra deve avere rispetto per chi è lì per vendere, non per perdere tempo.
Quando la mercanzia in vendita siete voi, e la vostra professionalità, è utile ricordare queste regole, e chiudere la contrattazione se chi compra non rispetta simili principi etici e commerciali.
Siete in commercio, non in svendita, non vi fate offendere da chi cerca l’affare a tutti i costi.
Se vogliono un professionista lo devono pagare un prezzo giusto, non pretendere di avere una Ferrari retribuendola come una Fiat Ritmo da rottamare.

Poi certo, i venditori devono saper lusingare il potenziale acquirente: impariamo un po’ di flessibilità, a volte si fanno più affari guadagnando di meno…
Tell me that you want the kind of things that money just can't buy, come sostenevano quei quattro ragazzi a Liverpool, non tutto ha un prezzo…

E dopo tanta filosofia sull’economia di scambio, non ci rimane che prepararci un bel tè alla menta, alla maniera marocchina, canterellando sottovoce mi vendo, un’altra identità, ti do quello che il mondo distratto non ti da

TE (O ME) NEL DESERTO
tè verde
foglie di menta
zucchero

Semplice e dolce, come la vita. Speriamo!
Metto il tè nella teiera, ci verso sopra l’acqua bollente e rigiro velocemente per qualche secondo. Poi elimino quest’acqua (occhio a non far cadere le foglie di tè, devono rimanere nella teiera), aggiungo la menta e lo zucchero, in abbondanza, e verso altra acqua, ugualmente bollente. Lascio in infusione più o meno 5 minuti, dipende da quanto lo si vuole forte.
Verso in bicchieri di vetro, tenendo la teiera bene in alto. Per sentirmi proprio in mezzo alle dune del deserto aggiungo nei bicchieri una manciata di pinoli tostati.

E ora sono pronta, si torna al mercato.

Si scosti la cortina
e si mostrino a questo degno principe
i vari cofanetti.
(...)
Il primo, d'oro, reca questa scritta:
"Chi sceglie me avrà ciò che molti agognano".
Il secondo, d'argento, ha questo avviso:
"Chi sceglie me s'avrà quel che si merita".
Il terzo, tutto di pesante piombo,
porta a sua volta questa secca scritta:
"Chi sceglie me sarà obbligato a dare
ed arrischiare tutto quel che ha".
Come fare per sceglier quello giusto?
(Shakespeare – Il Mercante di Venezia)

Playlist in vendita
Ligabue - Le donne lo sanno
The Beatles - Can't buy me love
Renato Zero - Mi vendo


3 commenti:

  1. Il vero lavoro è diventato la ricerca di un lavoro. Il suk dei lavori...che perfetta metafora.

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  2. Tale è la poesia di questa pagina che quasi quasi ti passa la fame o, meglio, la sete...
    Continua, per favore, a rifornirci delle tue così delicate e gustosissime riflessioni!

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  3. ...eh si, la vita è tutta un suk... ma noi ormai di esperienza con i venditori di spezie ne abbiamo parecchia, vero?!

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