5.1.08

TempoPerdo



L'uomo moderno pensa di perdere qualcosa del tempo quando non fa le cose in fretta. Però non sa che farsene del tempo che guadagna, tranne ammazzarlo
(Erich Fromm)

Se c'è una cosa che so fare davvero bene, è perdere tempo.
Ma perderlo proprio, non dedicarmi all'otium o scrivere poesie o innamorarmi o dipingere tele ad olio o fare tutto questo insieme, come fanno invece i perditempo professionisti e chic.
Io il tempo lo perdo come si perdono le chiavi di casa in un taxi di cui poi non ti ricordi la sigla, come si dimentica di spegnere la luce in bagno, come si scorda il nome della propria compagna di classe del liceo quando la incontri secoli dopo e vorresti salutarla ma riesci solo a dire "Ehi, ciao (come cavolo ti chiami), come stai?"
Ma dov'è il tempo? Ah già, l'ho perso, che sbadata.
Lo perdo che quando te ne accorgi è già troppo tardi per rimediare, come quando invii un sms a qualcuno e poi ti penti di averlo mandato ma intanto quei 160 caratteri infamanti della tua autostima sono già stampati sul display di chi non avrebbe dovuto riceverlo.

Ecco io tempo lo perdo così, e sono bravissima.
Basta seguire una semplice regola matematica: il numero di cose che hai da fare è direttamente proporzionale al tempo che perdi facendone altre, assolutamente inutili e del tutto slegate da quello che dovresti fare. Quindi più hai da fare, più perdi tempo.
Facile, no?
E siccome sono campionessa (aspiro al titolo mondiale), riesco a perdere tempo in modi sempre nuovi, con una creatività perditempistica che a volte mi sorprende.
Sabato scorso, per dirne una, avrei dovuto fare delle cose vagamente utili, ma poi ho perso tempo e ci ho rinunciato. Però potevo farne altre.
Per esempio era il primo sabato di saldi, quindi potevo uscire a cercare accessori da coordinare alle scarpe, o scarpe da coordinare agli accessori, o tutti e due. E invece non avevo nessuna voglia di tuffarmi in un gomitolo di negozi urlanti di 50% di sconti. Ma allora che fai, rinunci agli accessori (e a perdere tempo)?
Giammai, prendo accessori per il blog.
La cosa sorprendente è che la rete pullula di perditempo professionisti, e quindi di siti dove scaricare qualunque idiozia uno voglia adoperare per infarcire il proprio blogghetto. Una l’ho già usata: è una specie di radiolina che metti nel blog con canzoni a tua scelta. Un accessorio fondamentale, peccato che: si sente malissimo, l’estetica fa schifo e caricare le canzoni richiede più tempo di quanto non ci metteresti tu a registrarne una in casa tua. Ho caricato qualche canzone a caso ma ovviamente mi sono presto stufata dell’ammennicolo sonoro. È già stato eliminato.
Ma nel frattempo ho scoperto che nel mio hortus (s)conclusus di cuocaprecaria.comesichiamachenonmiricordo.com potrei mettere a scelta: gatti volanti sopra il mouse, orologi di tutti i tipi, finestre pop up dove fare popuppare qualunque cosa (purché inutile), pulsanti per farti aggiungere ai preferiti dai tuoi sperduti navigatori alla velocità di un click e 4568 tipi diversi di contatori.
(I contatori sono quei bottoni che in genere stanno in basso nella pagina e contano quanta gente ti visita, quanto stanno sul tuo blog, come ti hanno trovato e tutto quello che vorresti sapere sui tuoi visitatori ma non ti è mai fregato niente di chiedere. Sui contatori scriverò un giorno un post apposito, se lo meritano. Anche perché mi sto avviando velocemente verso la sindrome da conteggio compulsivo, seppure i miei sudati post siano visitati da una media di 7 persone al giorno,quando va bene, per cui basterebbe fare un giro di chiamate tra gli amici per sapere chi-ti-ha-letto-quando.)
Ovviamente in tutto questo vagare tra accessori inutili non ho trovato l’unica cosa che cercavo (inutile anch’essa), ma almeno ho perso un bel po’ di tempo.
Tempo comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno è in ritardo puoi chiamarlo bastardo ma tanto è già andato e fino adesso niente lo ha mai fermato…
E beato te che almeno non ti annoi.

PANTUMACA – SCUSATE VADO DI FRETTA
Pane casereccio
Pomodoro
Olio
Sale

Siesta, flamenco, paella. Se questo è tutto quello che vi fa venire in mente la Spagna, questa mini ricetta non fa per voi. Il pa amb tomaquet (pane al pomodoro in catalano), pantumaca per gli amici, è un “piatto” tipico della cucina catalana, cioè dei milanesi di Spagna, che sono ricchi, gran lavoratori e vanno sempre di fretta. Proprio per non perdersi in chiacchiere, i catalani hanno inventato una versione del pane al pomodoro capace di rallegrare qualunque fetta di pane casereccio in meno di un minuto. Massimo risultato, minimo sforzo.
Allora, si fanno dorare qualche secondo le fette di pane in forno e poi si strofina un lato di ogni fetta con un pomodoro aperto a metà, rosso e ben maturo. Poi si aggiunge l’olio d’oliva e un pizzico di sale. Fatto, ed è buonissimo.
Se avete ancora qualche secondo a disposizione potete servire il pantumaca con fette di prosciutto (ovviamente jamón ibérico), che è l’abbinamento più tipico, oppure con formaggio, salumi o tutto quello che l’estro, o la fretta, vi suggeriscono.
Ma non perdeteci troppo tempo.

Playlist temporale
Jovanotti – Non mi annoio
Cindy Lauper – Time after time
The Police - No time this time
Belle and Sebastian – Sleep the clock around

5 commenti:

  1. cara cuocaprecaria, comunicare delle emozioni non è mai tempo perso!

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  2. altro tempo perso: non ci siamo viste!!! anche io sono una mini-campionessa nel perder tempo. da quando non lavoro ed ho ripreso a studiare è diventata la mia occupazione primaria. vediamo di rimediare quando torno, e concediamoci una sana perdita di tempo: una partita a dama cinese...

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  3. x da: anche esplorare le proprie emozioni non è tempo perso, anzi: è tempo guadagnato! (e ritrovato)
    ;-)
    pensaci. baciiiiii

    x consd: e da quando in qua la dama cinese è una perdita di tempo?!?
    quella è pura riflessione zen!
    besos

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  4. ehi cuocaprecaria,
    ma non scrivi piu'?!!
    aspettiamo con ansia il tuo prossimo post!!

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  5. Grazie per l'ansia e per l'attesa...
    arrivo presto!
    cuoca svogliata e precaria

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