12.10.07

Stufa(to)diNostalgia



Cari i miei dieci lettori,

sono sparita ancora prima di iniziare, è vero. Ma ve l'avevo detto: la costanza non è il mio forte, e quanto scrivevo in "PrimoPostPrecario" è lì a testimoniarlo.
Il mestiere di scrivere è un lavoro duro e faticoso, e temevo di tradire la mia condizione di disoccupata dedicandomi con troppa assiduità a impieghi intellettualmente impegnativi..

Ma ora sono qui, e veniamo a noi: l'autunno è arrivato in versione ufficiale, con il suo corredo di cielo grigio, pioggerellina, foglie morte e rimpianti per l'estate che avrebbe potuto essere e non è stata.
E noi? Noi ovviamente si sta come d'autunno sugli alberi le foglie o, in versione più contemporanea e pop, come queste foglie d'autunno, con niente da stringere (vedi Paolo Nutini, "Autumn").

La tristezza incombe, insieme al drammatico cambio di stagione che dovrò fare questo week-end…
Già mi vedo lì a stipare le cose più assurde negli angoli angusti di questa piccola casa e a rendermi conto, per l'ennesima volta, di quanti vestiti non metto mai, limitandomi solo a spostarli su e giù dall'armadio con il cambiare inesorabile delle stagioni.

Ma censuriamole queste vecchie tristezze!
Se un vestito, per quanto carino, non lo metti mai, perché ostinarsi a trasportarne il cadavere? Quel vestito è solo l'infeltrito ricordo di un passato che ora ti sta troppo largo, ora ti stringe in vita, ora ti fa difetto. Una zavorra inutile nel tuo armadio pieno di malinconia.
Via! Aria nuova tra la naftalina! Ci vuole coraggio a rinunciare: è molto più facile trascinarsi dietro tutto, stretti in un vestito che non ci rappresenta più. Ci vuole coraggio ad andare nudi incontro al proprio futuro, senza nascondersi dentro a un vecchio sé stesso, stropicciato ma così rassicurante.

Questo è dunque il mio buon proposito del week-end: svuotare la casa, e la vita, dalle inutili nostalgie.
Sarà un lavoro faticoso, e non escludo di versare qualche lacrimuccia durante il commiato.
Ma ci vuole coraggio, forza e dolcezza.
La forza del caffè e la dolcezza del cacao. E allora la ricetta di questo piovoso 12 ottobre non può che essere il più celebre Prozac culinario made in Italy: l’immancabile tiramisù!
Dolce celebre in tutto il mondo, non se conoscono con esattezza le origini (forse venete) ma il nome decisamente allusivo ha portato a credere che questa esplosiva miscela di mascarpone, cacao e caffè potesse sollevare anche qualcos’altro oltre all’umore…
Io per il momento mi accontento della serotonina sprigionata dal cacao e della sferzata di energia del caffè molto concentrato, che mi faranno compagnia mentre una ad una le foglie morte… cadono.

TIRAMISù

1 tazza di caffè forte
500 g di mascarpone
250 g di savoiardi
3 uova
80 g di zucchero
cacao amaro in polvere
cioccolato fondente

Sbatto i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso ed omogeneo. Aggiungo poi il mascarpone, mescolando ovviamente con cura. Poi preparo il caffè (non lesinate sulle quantità di miscela, deve essere forte!) e lo faccio raffreddare, quindi aggiungo due cucchiai di acqua (o di marsala o di alcol per dolci) e immergo i savoiardi, facendo attenzione a non farli inzupparli troppo.
A questo punto mi munisco di un recipiente rettangolare (o della forma che volete) e ci metto uno strato di savoiardi imbevuti, quindi uno di mascarpone, procedendo a stratificazioni successive fino a che basta la crema (attenzione perché deve essere tanta!). L’ultimo strato deve essere coperto di crema, poi spolverizzato di cacao e di scagliette di cioccolato fondente, che avrete ricavato passando la lama di un coltello su una tavoletta di cioccolato.

Va lasciato in frigo per almeno tre ore.

Di un dolce così famoso ovviamente esistono mille ricette e mille versioni. Anche sulle quantità di uova e/o mascarpone la critica culinaria si divide da anni senza incontrare un punto comune. Io credo che ognuno debba scoprire il “suo” tiramisù, provandone diverse ricette finche non si arriva a quello che per noi è l’equilibrio nirvanico tra uova, mascarpone, savoiardi e caffè. Io personalmente arrivo alla pace interiore aggiungendo una spolverata di cannella al cacao amaro e avendo cura che i savoiardi non si inzuppino troppo ma che rimangano deliziosamente morbidi. E del resto chi vorrebbe un tiramisù moscio?!?

Mangiare lentamente, mentre i vestiti volano via, dall’armadio, o da dove volete…

1 commento:

  1. ... sul coraggio di svuotare l'armadio dei vestiti che non metto mai (e sono tanti) non posso garantire, ma il "tuo" tiramisù sicuramente lo proverò!!!
    Solo che poi mi sa che i vestiti li devo buttare perchè non mi entrano più!!!
    Baci,
    Ale

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