6.4.14

PolliniConfusi



Non ci sono più le mezze stagioni. Vivaldi, fosse nato adesso, non faceva primavera, estate... Ne faceva una sola, una sola di strombazzamenti e la chiamava 'Tempo di merda'.
(Luciana Littizzetto) 



È ufficialmente primavera. Spirano venti impollinati, e il sole splende con più convinzione, quando splende. Quando non, piove come se non ci fosse un domani.
Le mezze stagioni mi hanno sempre affascinato, soprattutto per la confusione che generano. C'è chi si lascia entusiasmare dalle prime azalee, scaraventa il cappotto fuori dalla finestra ed esce di casa in maglietta, fischiettando il ritornello di Beatiful Day (U2). Dopo un paio di ore è già raffreddato e con il naso rosso, ma dà la colpa al polline. Alla primavera ci crede ancora, lui. 
Al polo opposto c'è lo sfiduciato, quello che una rondine non fa cambio di stagione e che esce di casa col piumino, sulle note di Maladetta Primavera. Suda talmente tanto che al primo spiraglio di vento si becca una polmonite. Ma dà la colpa alla tramontana del nord. Alla primavera non ci ha mai creduto, lui.
In mezzo ci sono le combinazioni più assurde. Tipo giacca invernale sopra, shorts e infradito sotto (a dire il vero alcuni turisti girano per Barcellona in ciabatte anche a gennaio, ma quella è un'altra storia). Tra le donne va molto il vestitino svolazzante con gli stivali di pelo e altre mescolanze più o meno convincenti fra lana e tulle.
Grande è la confusione sotto il cielo. Ma intanto, è primavera.


Io alla primavera ci credo un sacco. Soprattutto a questa, che chiude un inverno freddo e triste. Faccio il tifo per tutti i fiori, anche quelli un po' storti.
Ma ancora non mi metto la maglietta. Ho deciso che le mezze stagioni non si discutono, si amano. Mi vesto a cipolla, saluto il sole e sorrido un po' di più.


​State bene, godetevi la primavera​
​ e scaraventate il cappotto. Vi raffredderete, ma sarete pieni di entusiasmo.