27.10.08

PuntoDiDomanda


Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
(Alessandro Baricco)




Ci sono domande che non hanno risposta.
Per tutte le altre c’è Yahoo Answers.

Se come me ogni tanto vi capita di rivolgere al web le vostre domande più inconfessabili avrete già visto in azione il mirabolante risponditore di Yahoo.
Lo adoro, soprattutto perché il moderno oracolo digitale contribuisce fortemente alla manutenzione della mia autostima. Ogni volta che digito una domanda assurda, stupida o, appunto, inconfessabile, trovo sempre qualcuno che quella domanda se l’è posta prima di me. Quindi: la domanda non è così stupida, oppure è stupida ma comunque non siamo soli sulla terra.
In ogni caso è un buon risultato.

Se non ci credete andate QUI a provare. E poi già solo l’home page garantisce un’iniezione rapida di buon umore. Mentre scrivo, le domande in home page sono, fra le altre, le seguenti:
- Dove posso trovare delle recinzioni per porcellini d'india?
- Il 30 ottobre che sciopero è?
- Esistono i cofanetti che raccolgono tutti i film di halloween e di venerdi 13?
- Ragazze! Consigli per un primo appuntamento?
- Essere salutisti, esserlo nell'anima?

Non so voi, ma il sapere che tra tutti i miei problemi non ho quello di trovare una recinzione per porcellini d'india mi è di grande conforto in questo momento.

Certo, poi ci sono domande alquanto inquietanti… Come questa:
Ragazze, in una lotta qualè la zona da colpire x far cadere una ragazza molto più alta di voi? (immaginate che nn riuscite a colpirla in faccia perchè non ci arrivate) voi avete mai picchiato una + alta di voi ? come avete fatto?”.
Quindi in giro c’è una nanerottola bellicosa a piede libero che ha rimediato già ben 5 risposte alla sua domanda. Le stangone sono avvertite.

Per il resto, sbizzarritevi pure. Io ho appena digitato “c’è vita su Marte?” e ho scoperto che 50 persone prima di me hanno fatto questa domanda, e chissà quanti hanno risposto.
Magari i marziani non sono solo su Marte…


ORZOTTO SPERANZOSO
Orzo Perlato
Cipolla bianca
Carote
Brodo
Parmigiano
Sale
Olio
Prezzemolo
Pepe

Questa non è una ricetta. È una risposta. Dedicata a tutti quelli che si chiedono ansiosi: ma cos’è l’orzotto? È un risotto fatto con l’orzo perlato.
E con questo so di aver alleggerito i cuori di molti instancabili domandieri.
Faccio un soffritto con l’olio e la cipolla mentre sciacquo l’orzo sotto l’acqua corrente (non ha bisogno di ammollo). Quando la cipolla imbiondisce unisco l’orzo e faccio rosolare qualche minuto. Poi, mentre canto Tell me why, tell me why is it so, aggiungo il brodo. A metà cottura (ci vuole circa mezz’ora) aggiungo una o due carote crude tagliate a cubetti.
Intono ditemi perché se la mucca fa mu il merlo non fa me mentre spengo il fuoco, aggiungo il prezzemolo e il parmigiano grattugiato e lascio mantecare. Una volta nei piatto cospargo con pepe nero appena macinato.
E per oggi non ho altre domande.

Playlist dell'oracolo
Gloria Gaynor - Never can say goodbye
Elio e le storie tese - Nubi di ieri sul nostro domani odierno (Abitudinario)

16.10.08

PoveriNoi


Il nazionalismo è una malattia infantile. È il morbillo dell'umanità.
(Albert Einstein)


Il cielo di Roma pullula di rondini indecise. È tempo di migrare, qui si prepara il freddo.
I’m like a bird, I’ll only fly away.
Ma le rondini faranno meglio a dirigersi verso un atollo esclusivo con Club Mediterranée dove svolazzare frivole sui bikini abbronzati di annoiate signore inglesi. Se si sbagliano e finiscono a sorvolare un qualunque villaggio in Burkina Faso magari poi non le fanno tornare a popolare gli italici empirei. Qualche illuminato parlamentare forse sta già preparando una nuova mozione per la prossima primavera: rimpatriamo le rondini provenienti dai paesi poveri, i cieli italiani alle rondini italiane.

Non mi stupirebbe, visto l’accogliente clima di razzismo di questo autunno italiano.
Italianissimo da sette generazioni. Che ce ne andiamo in Bulgaria e invece di guardare la partita gridiamo slogan nazisti. Che ogni tanto andiamo a picchiare qualche negro, ma solo per noia. Che i rumeni so' tutti ladri, gli albanesi papponi, gli arabi terroristi e i cinesi mettono il latte avariato nei nostri biberon di plastica radioattiva. Che a scuola non vogliamo classi miste, gli stranieri non lo parlano bene come a noi il linguaggio italiano e i bambini poi farebbino casino coi congiuntivi se ce stessero i marocchini in classe.
L’Italia è nostra e la vogliamo tutta per noi, si sta così bene qui.

Intanto un italiano su quattro rischia di diventare povero, anche perché, wow, il nostro efficientissimo welfare è il meno efficiente d’Europa. Ci sono già sette milioni e mezzo di connazionali con pedigree che vivono sotto la soglia della povertà e, dati Istat alla mano, almeno altrettanti milioni di illustri discendenti di D’Annunzio camminano in bilico sul glorioso boulevard dell’indigenza. E ora che facciamo, organizziamo un marcetta su Fiume?
O ci imbarchiamo tutti sulla prima nave a vapore e andiamo a fare Little Italy in qualche paese esotico e generoso? Non servono neanche più la valige di cartone, possiamo usare il nostro comodo trolley della Samsonite, ci portiamo il cellulare quadriband così possiamo usarlo anche in Giappone e il portatile comprato a rate da Unieuro per spedire mail ai parenti rimasti in patria.
E speriamo che all’estero siano più accoglienti di noi.

ROTOLANDO
15 foglie di vite in salamoia
200 grammi di carne macinata (opzionale)
1 tazza di riso a grana lunga
1 cipolla
prezzemolo e/o aneto
olio
sale
pepe

Gli involtini di foglie di vite sono un piatto tipico turco, ma anche greco, rumeno, bulgaro e di chissà quali altri paesi strabordanti di stranieri pronti ad invadere la nostra penisola ricca e felice.
Siccome ho il fondato sospetto che presto tante Samsonite atterreranno all’estero in cerca di fortuna, magari proprio dai rumeni, vi omaggio di questa ricetta ottomana, fosse mai che arrotolando un involtino vi facciate amici i vostri nuovi vicini di casa.
Ripescate la vecchia hit rumena del 2004, Dragostea, mentre l’ascoltate sciacquate le foglie di vite per fargli perdere un po’ di sale e poi mettetele ad asciugare su un canovaccio. Nel frattempo preparate un soffritto con la cipolla, aggiungete il riso, la carne macinata (la versione vegetariana la sostituisce con l’uvetta e i pinoli) e le spezie. Ricoprite a filo con acqua calda e lasciate cuocere una decina di minuti, mescolando a ritmo dance. Poi fate raffreddare il tutto. A questo punto riempite ogni foglia di vite con un cucchiaino di ripieno e poi ripiegatela su se stessa fino a formare un rotolino. Quando avrete finito di arrotolare tutte le foglie (ci vorrà un po’, vi avviso) coprite il fondo di una pirofila con altre foglie di vite e disponetevi i rotolini allineati. Coprite d’acqua e fate cuocere a fuoco basso e con il coperchio per almeno 40 minuti.
Si mangiano tiepidi o freddi accompagnati con salsa allo yogurt.
Buon viaggio, scrivete quando siete arrivati. Baci ai pupi.

Playlist volante
Nelly Furtado - I'm like a bird
Haiducii - Dragostea din tei

7.10.08

Bersagliati

Imparai a perdermi nella respirazione con tanto abbandono che talvolta avevo la sensazione di non essere io a respirare ma - per quanto possa suonare strano - di essere respirato.
(Eugen Herrigel - Lo Zen e il tiro con l’arco)


Ottobrata romana, fatevi sotto.
La Società per Azioni Inconsulte, CuocaPrecaria SpAI, è alla ricerca di personale da inserire nel proprio disorganico.
Ai candidati si richiede: capacità di lavoro di squadra, empatia, intelligenza, creatività, tolleranza, autoironia in dosi significative.
Questo è quindi il momento buono per: lodarmi o adularmi (non noterei la differenza), offrirmi supporto morale e/o materiale (ancora meglio entrambi), raccontarmi storie belle, darmi un pacca sulle spalle, un bacio accademico, un giorno di pace.
Astenersi privi di requisiti, perditempo, astiosi e rancorosi.
Si offre contratto a tempo indefinibile. Retribuzione secondo effettive competenze. Ottime cene.


Soprattutto ottime cene.
Al momento infatti, mentre tutto il resto traballa, ho l’Io Gastronomico in gran forma e mi produco in improvvisazioni culinarie di alto livello (per i miei livelli).
Vado forte specialmente nelle jam session di“cosa abbiamo in frigo”. Scruto gli sparuti ingredienti che ancora attendono una collocazione alimentare, li riordino mentalmente e appronto combinazioni che stupiscono anche me.

I risultati sono quasi sempre buoni, a volte ottimi, a volte, quando mi distraggo, bruciacchiati. Ma in generale il bilancio è assolutamente strabiliante, se teniamo conto della scarsità di alimenti che normalmente caratterizza il mio frigo.

La mia creatività ora è stranamente focalizzata sull’agroalimentare.
Potrei mettermi a zappare la terra. Per cui allargo la ricerca di personale anche ai latifondisti della zona (si offrono interessanti provvigioni). Prestatemi un campicello dove coltivare zucche e pomodori e, nel contatto con la terra, ritrovare finalmente me stessa.

O dove perdermi definitivamente di vista. Non sono sicura che sentirei la mia mancanza.

In attesa di smistare la creatività anche oltre il mio orto, o il mio fornello, nei prossimi giorni allungherò il brodo della sezione link, aggiungendo alcuni blogger che si occupano di lavoro, precariato e stabilità, certezze e dubbi, scrittura e analfabetismo di ritorno. Sono tempi duri, e bruciacchiati, bisogna ascoltare voci nuove, le vecchie blaterano risposte che non servono più a nessuna domanda.
Conto di dare presto il mio contributo alla causa, soprattutto agli analfabeti, quelli di ritorno e quelli che non si sono mai mossi da lì.
E ora libiamo, negli incerti calici.

ME, MY FRIDGE AND I

Niente ingredienti, stiamo parlando di una jam session, dovete improvvisare. Il mio ruolo qui è solo quello di guidarvi nella fase creativa del processo.
Nel nostro corso accelerato di lo zen e l’arte del frigo mezzo vuoto per prima cosa, cari amici, occorre “impostare l’attitudine”.

La nostra powerful mind deve essere chiaramente focalizzata sul risultato positivo del processo, come quando tirate con l’arco (e chi non tira con l’arco al giorno d’oggi?), bisogna vedere la freccia che centra il bersaglio ancora prima di tirare. Chiaro, no?
Ci avviciniamo al frigo con passo sicuro, respiriamo col diaframma e lasciamo fluire liberamente l’energia. Svuotiamo la testa dai pensieri negativi, noi possiamo farlo. Yes, we can (anzi ripensandoci questo non diciamolo, porta sfiga).
Ripetiamo insieme: io sono consapevole delle mie capacità, io mi stimo e mi voglio bene, io mi perdono per l’arrosto bruciato, io amo l’universo e l’universo mi ama.
Respiriamo ancora. Liberiamo l’energia. Mente focalizzata sull’obiettivo. Io sono calma e tutto andrà bene.
Ok, adesso possiamo aprire il frigo.

Buona fortuna.