30.8.08

LeRicordanze





Vladimir: Questo ci ha fatto passare il tempo.
Estragon: Ma sarebbe passato in ogni caso.
Vladimir: Sì, ma non così rapidamente.

(Samuel Beckett - da Aspettando Godot)




Oggi questo blog compie un anno.
Sono passati 365 giorni da quando scrivevo
queste
inaugurali parole.
A questo punto immagino che dovrei riportare qualche riflessione di assoluta profondità.



28.8.08

Sballo&Arena

Se mi fosse concesso come a Sancio Panza scegliermi un regno, non sarebbe un regno marittimo—o un regno di neri con i quali fare qualche penny——no, sarebbe un regno di sudditi che ridono di cuore.
(Laurence Sterne)


Basta mugugnare, poi la depressione non fa audience.
Va un po’ meglio. Del resto prima o poi dovrò abituarmi al fatto che tutte le estati finiscono.

Allora allegria, affrontiamo argomenti più leggeri: la crisi dell’economia in Spagna.
La crisis, come la chiamano loro, è la parola che ho sentito pronunciare più spesso nel corso della mia ultima incursione in terra iberica di poche settimane fa.
Dunque, pare che l’economia attraversi un periodo di assoluta stagnazione, i prezzi crescono e il potere d’acquisto de los españoles è sempre minore. Del resto anch’io, nel mio piccolo, l’ho trovata un po’ più cara del solito. Non c’è bisogno di essere un economista per capire che la crisi c’è.

Ah… la crisis, bofonchiavano un po’ tutti con in mano il loro drink in uno dei mille bar di Madrid (dove a dire il vero una consumazione costa molto meno che in un qualunque pertugio romano di periferia), le ipoteche delle case sono sempre più care, ah il lavoro è sempre più precario, ah questi sindaci che impongono la chiusura dei locali alle tre di notte…
Vi dovessi dire farei volentieri a cambio di crisi, prendetevi quella italiana, poi ne riparliamo.
C’è meno lavoro, ma gli spagnoli quando rimangono a spasso prendono “el paro”, che sarebbe l’equivalente del nostro sussidio di disoccupazione (questo sconosciuto). El paro può arrivare a fruttarti ogni mese 1000 euro, quando qui non solo non abbiamo sussidi, ma 1000 euro (quando va bene) è quanto prendono un numero spaventoso di brillanti laureati per parecchi anni. E poi è vero: il lavoro è spesso precario anche lì, ma conosco poche persone in Spagna che rimangano disoccupate per periodi particolarmente lunghi. E quando lavorano gli stipendi sono pari ai nostri, se non, spesso, superiori.
E la vita continua a costare decisamente meno. Quando dicevo quanto costa una casa in affitto a Roma, mi guardavano come un’aliena. Di ipoteche e costi delle case ho preferito non parlare, mi avrebbero preso per pazza. Che manca? Ah, la chiusura dei locali. Non so voi ma io a Roma alle 2 di notte vedo in giro solo fantasmi sbadiglianti diretti a casa, a parte qualche frequentatore di quelle improbabili discoteche, dove non andrei neanche morta e dove comunque una consumazione costa quanto un mese d’affitto (prezzi italiani, si intende). In Spagna brulica di locali di ogni tipo, la maggior parte molto carini e sempre strapieni, e comunque se superi la soglia fatidica delle 3, e ti sembra così immorale andartene a letto stravolta dopo una serata di marcha, basta che giri un po’ e qualcosina aperto lo trovi sempre.
Poi dici che una torna depressa dalle vacanze. È che torni depressa in Italia.
E quegli ingrati hanno anche il coraggio di lamentarsi.

Ma comunque, crisis o no, non perdono il loro immancabile, irrefrenabile, gusto per las fiestas. In Spagna ogni occasione è buona per festeggiare, ogni città, contrada o minuscolo paesino in estate ha le sue fiestas. Che poi sarebbero una versione riaggiornata delle nostre feste popolari, con molto più alcol, molti più giovani e molta più musica. A Madrid addirittura ogni zona ha le sue feste, in date diverse. In quell’occasione tutti i bar del quartiere mettono dei banchetti in strada dove vendono birra e cocktail e tutti hanno degli altoparlanti che, per qualche strana magia, sono sincronizzati, per cui diffondono tutti la stessa musica. E tutti stanno per strada a ballare.
A Roma andate a luglio alla festa de noantri a Trastevere. Il massimo dello sballo sarà prendervi una fetta di cocomero e fare un giro tra le tristi bancarelle.

Ma che ci volete fare, loro la convivialità ce l’hanno nel sangue. Andate al ristorante con un gruppo di spagnoli. Mica è come da noi che ognuno si prende il suo piatto, e al massimo ti concede un assaggio. Gli spagnoli fanno ordinazioni collettive, il cameriere poi mette le pietanze al centro del tavolo e tutti intingono da li. Non c’è verso di potersi gustare qualcosa in solitudine. Ma fa parte del gioco.
E poi diamogli il merito di aver inventato le tapas, che si fa un gran parlare di finger food ma gli spagnoli il finger food ce l’hanno da secoli. Sono stata a San Sebastian, celebre per le sue ottime, ricercatissime, tapas. Con 2 euro mangi “finger food” di specialità gustose, e spesso anche molto raffinate. Vuoi mettere.

L’unica pecca è che per vivere in Spagna ci vuole un fisico bestiale. E mangia tutti insieme, e parla tutti insieme (spesso in contemporanea, che ti verrebbe voglia di fare come Vespa a Porta a Porta e moderare un po’ il dibattito), e esci, e vai a ballare, e andiamo in questo locale, e poi in quest’altro e poi domani andiamo tutti a fare un giro nel tal paesino che ci sono le fiestas e poi tutti insieme a mangiare un'altra volta.
Io dopo una settimana in Spagna torno a Roma distrutta, quasi pregustando la depressione della nostra di crisi.
Che è peggio della loro, ma almeno ti riposi.

SALMOREJO SOLITARIO
4 pomodori maturi
1 spicchio d'aglio
2 fette di pane secco tritato
1/2 etto di Jamon serrano (o prosciutto similare)
2 uova sode
olio
aceto
sale

Ci si stanca ma si mangia bene. El salmorejo, un piatto originario dell’Andalusia, è una versione rivisitata del più celebre (da queste parti) gazpacho, con meno verdure e più cremosa. Fredda e agliosa, l’appetitosa cremina in Spagna si mette al centro del tavolo e tutti ci intingono il pane. Se siete poco socievoli o depressi o entrambe le cose, preparatevela a casa, spegnete il telefono, e gustatela in assoluta solitudine. Ecco infatti le dosi per una persona (con molta fame).
Sbuccio i pomodori (difficile? Buttali in acqua bollente per qualche secondo, poi passali sotto l’acqua fredda e magia: la buccia si staccherà quasi da sola) e li frullo insieme al pane e all’aglio. Aggiungo poi olio, sale e aceto fino a che non avrò ottenuto una salsa densa ma perfettamente omogenea che metto in frigo a raffreddare. A questo punto taglio il prosciutto a striscioline, se non avete il serrano cercate un equivalente salato e saporito, direi prosciutto di montagna, e faccio a quadratini le uova sode. Quando il salmorejo è ben freddo, lo ricopro con il prosciutto e le uova e lo servo, preferibilmente in un recipiente di terracotta, almeno in Spagna fanno così.
Magari vi è passato il malumore, allora offritelo ai vicini, e mettete lo stereo a palla gridando Ay, no hay que llorar, que la vida es un carnaval y las penas se van cantando.
Oppure zitti zitti ingurgitatelo da soli.
In entrambi i casi sarà buonissimo.

Playlist festosa
Celia Cruz - La vida es un carnaval


24.8.08

In-Sicurezze


(...)
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico
(...)
(Eugenio Montale)


Dove eravamo rimasti?
Ah già, le ferie.
Le mie sono definitivamente finite, da oggi posso smettere di dire che sono in vacanza e tornare allegramente a definirmi precaria (per non dire disoccupata, che suona male).

E così, mentre gli stipendiati si affliggono perché devono tornare al lavoro, io mi deprimo perché non sono sicura che chi doveva richiamarmi a settembre lo farà, perché non sono sicura che, anche se mi richiamassero, mi vada davvero di tornare a lavorare lì, e perché questo vuol dire che a 31 anni suonati non sono ancora sicura di cosa voglio fare da grande, ma sospetto che per la carriera da astronauta sono fuori tempo massimo.
Ognuno ha le depressioni (e le insicurezze) post vacanza che si merita.

A proposito di insicurezze, meditavo oggi se iscrivermi a Facebook. All'improvviso sembra che tutto il mondo sia su Facebook tranne me, e mi sento vagamente colpevole di assenteismo cybernetico. E se qualcuno mi cercasse? Magari il mio compagno di banco della terza elementare è curioso di sapere se nel frattempo sono riuscita a memorizzare gli affluenti del Tevere (comunque no, neanche quelli del Po) e io screanzata non mi faccio trovare.
Forse non mi iscrivo perché non sento di aver fatto molti progressi da allora, e non saprei cosa dire a chi venisse a cercarmi da qualche lontanissimo passato per chiedermi che faccio di bello adesso.
Forse sono solo depressa, e non vedo la necessità di ammorbare ex conoscenti con le mie paturnie più di quanto già non faccia con gli sparuti visitatori di questo blog, con l'aggravante che su facebook devi mettere nome cognome e una bella foto tessera, così tutto il mondo sa che faccia ha una depressa (per di più ignorante in geografia).
Forse questo non è il momento più adatto per una rentrée in grande stile nel villaggio globale.
Facciamo passare questi strascichi d'estate, magari mi riprendo.

Oggi niente ricette, mi è passata la fame.
Credo che andrò a controllare se da qualche parte ho ancora il sussidiario di geografia...

5.8.08

NelBluDipintoDi




E volavo, volavo felice più in alto del sole ed ancora più su.
(Domenico Modugno)

Domani ultimo aereo di questa lunghissima estate.
Volo a Madrid, poi da lì sarò sballottata su e giù per la pazza Spagna, dove nessun dorme, tutti drinkano senza sosta e marciano compatti da una movida all'altra.
Sono già stanchissima.

Comincio a desiderare una scrivania dove sentirmi precaria e annoiata, lavoricchiare per un qualunque programma televisivo di cui nessuno sentiva l'esigenza e sognare le prossime vacanze.

Mi toccherà aspettare, e continuare ossessivamente a divertirmi e riposarmi.
Ma quando mi riposerò dal riposo?
Mi candido per il ruolo di guardiana di un faro solitario.
Ora devo andare, non aspettatemi alzati, farò tardi.

SPAGHETTI SOLITARI
Spaghetti
Aglio
Olio
Sale

I forzati delle vacanze quando fanno ritorno alla base si ritrovano immancabilmente alle prese con un indispettito frigo vuoto in piena crisi abbandonica. Non cercate di consolarlo comprando qualche triste zucchina al supermercato, andranno a male prima ancora della vostra prossima partenza. Riscoprite piuttosto il potere taumaturgico dell'unica cosa che potete ancora cucinare prima di salire sul prossimo aereo, gli spaghetti aglio e olio.
Semplici solo in apparenza, possono essere buonissimi o tristissimi, dipende dalla vostra perizia, dalla vostra disperazione e anche un po' dal caso. Sono da consumarsi in solitaria, godendosi il silenzio. Ci starebbe bene anche il prezzemolo, ma è impossibile che sia sopravvissuto vivo in frigo, per cui nisba. Molti ci mettono anche il peperoncino, ma il vostro stomaco è stanco delle mille giravolte a cui lo costringono le vacanze, abbiate pietà di lui.
Per 80 grammi di spaghetti uso due spicchi d'aglio che faccio rosolare in olio abbondante mentre cuocio la pasta in acqua salata. Scolo molto al dente e salto in padella.
Mangio lentamente. Se riesco vado anche a letto presto, ma non ditelo agli spagnoli.

Playlist frenetica
Domenico Modugno - Volare
Giacomo Puccini - Turandot. Nessun Dorma