26.2.14

Coprosofia

 Quando si è nella merda fino al collo non resta che cantare.
(Samuel Beckett)



Ai fedelissimi che ancora passeggiano fra queste trascurate paginette:
sono ancora viva.
Acciaccata, ma viva.

Dove eravamo rimasti? Nel mio ultimo post dicevo sgraziatamente che d'autunno si sta un po' di merda. Siamo quasi a marzo e confermo la diagnosi: trattasi di periodo di merda. Un lungo periodo. Merda sostanziale, per altro, cioè MS. Ahimè, oramai ho accumulato una certa esperienza in materia fecale, tanto da poter filosofeggiare sulla questione. E i risultati delle mie meditazioni sono i seguenti.

Esiste la merda passeggera, che chiameremo MP. Difficile, fastidiosa, inopportuna, la MP ti mette in crisi e hai voglia di piangere e tutto è nero ma poi, puf, a un certo punto va via. E non ti ricordi neanche più perché soffrivi così tanto. MP sono gli accidenti che ti sottopone il destino (quel simpaticone) ma che in modo o nell'altro sono risolvibili, o comunque passibili di miglioramento.
MP sono sfighe transeunti quali, ad esempio, la perdita del lavoro o l'essere mollati dal proprio partner. Eventi traumatici, certo, terribili; ma non definitivi. Il lavoro si può ritrovare, no? Chiaro, ci vuole pazienza - io avevo fatto in tempo ad aprire un blog prima di trovare un impiego che non fosse ridicolo - ma alla fine il lavoro arriva. Quanto alle ferite del cuore, superati i 15 anni a un certo punto capisci che prima o poi si rimarginano. E in effetti è così. Certo, anche quella è un'operazione che richiede tempo, ma se hai il cuore spezzato non puoi permetterti il lusso dell'impazienza.
Problemi, comunque, che il tempo rimette a posto. O se non è il tempo, ci pensi tu, e trovi una soluzione. Oppure ti sposi uno ricco (o una bella ereditiera) e così risolvi in un colpo solo il dramma della disoccupazione e gli spasmi del tuo cuore infranto.

La merda sostanziale è invece tutto quello che riguarda la tua vita in maniera profonda, riguarda le persone a cui vuoi bene, quelle che sono parte fondamentale della tua storia, del tuo mondo di pensare e di essere. Senza entrare in dettagli che non si addicono alla prosa cretina di queste paginette, la MS è quella che ti mette spalle al muro, e non ti da un soluzione. Perché una soluzione, porca zozza, non c'è.
C'è la pazienza, la comprensione che è così che va la vita, l'accettazione. E c'è il dolore. Carrettate di dolore. Dolore da mangiare a colazione, da portare a spasso, da indossare come un vestito. Alla fine ti fa quasi compagnia. Ti fa crescere, sto cacchio di dolore, almeno così dicono.
Sono quindi cresciutissima, cari amici.


Una cosa buona però la fa, la MS. Ed è che rimette in scala la vita. Tutto torna in proporzione. Perché tra le merdine passeggere e i grandi dolori sostanziali impari che tutto il resto non conta proprio niente. Davvero. Tutto il resto sono le piccole incazzature, i capricci, i rimpianti, le frustrazioni. Sono le paranoie inutili, le ansie fondate sul nulla. Sono le beghe del quotidiano, che non valgono la sofferenza. Anzi, se impari a mettere tutto in scala quelle beghe diventano, a modo loro, divertenti. Io comunque ora non ho tempo da perdere con dolori inutili. Perciò sono quasi, paradossalmente, più allegra.
Impari anche che tutto quello che sta in mezzo è la vita. Impari ad assaporare alcuni momenti. Diventi retorica (lo so, oramai scrivo e dico solo cose banali) ma è perché impari ad apprezzare le ovvietà - che non sono poi così ovvie -  e a dare valore alle piccole cose. A dare valore alle persone che sanno accogliere un pezzetto del tuo dolore, e farne qualcosa, una cosa qualunque, anche guardarti imbarazzati quando scoppi a piangere. Ma rimangono lì, a farti piangere.
Impari a (ri)dare valore a un sorriso. Il mio, quando sbuca faticosamente dalla coltre di dolore, e quello di chiunque altro mi voglia sorridere. E tanto mi basta.

Abbiate cura delle piccole cose, e di voi. E sorridete di più.