28.7.08

VitaDaRicci

Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
(Nazim Hikmet)



Torno brevemente alla base, dopo aver circumnavigato i mari di Liguria e Sardegna, con una brevissima apparizione in Francia.
Lo so, è un lavoraccio. Ma qualcuno doveva pur farlo.

Sarò ormeggiata a Roma fino alla settimana prossima, poi ricomincia il cuocaprecaria tour. I fan mi aspettano in Spagna. È dura essere una star.

E comunque la vacanza è un’attività impegnativa, prevede continuamente la risoluzione di complessi problemi di ordine gestionale. A che spiaggia andiamo oggi? Mi passi la crema? Che gelato vuoi? Vieni a fare un bagno? La giornata è tempestata di dubbi…

Nel frattempo sono diventata un’esperta pescatrice di ricci a mani nude, che mangiavo sulla spiaggia in perfetto stile survivors. Sarebbe stato bello poterci fare una spaghettata, ma la pigrizia vacanziera mi ha distolto dall’eroico proposito. E poi gustarli appena presi e aprendoli con mezzi di fortuna fa molto più figo, vuoi mettere.
In ogni caso se doveste capitare in Sardegna, o in altri mari pulitissimi, raccogliete tanti ricci, che la ricetta ve la do io.
Se galleggiate invece in acque più torbide, chiedete al vostro pescivendolo di fiducia, a volte li vendono.
Altrimenti riposatevi a casa, che la vacanza è faticosa…

RICCI E CAPRICCI
Ricci di mare
Linguine
Aglio
Prezzemolo
Olio
Sale

Cari Robinson Crusoe de noantri, come sicuramente già saprete, i ricci commestibili sono i Paracentrotus lividus, al secolo i ricci femmina. I maschi lasciateli stare, fanno solo perdere tempo. Per distinguerli basta guardare il colore, le femmine sono violacee o marroni, i maschi sono neri e incazzati.
La leggenda vuole che il periodo migliore per pescare i ricci siano i giorni di plenilunio o di luna calante, quando le femmine sono piene di uova, che è poi quello che si mangia.
Se come me ancora non programmate le vostre vacanze in base alle fasi lunari, affidatevi alla sorte, mettendo in conto di trovare qualche riccio con poche uova. Comunque scegliete ricci grandi, ovviamente hanno più uova. Staccateli dalla roccia con un coltellino o, se siete fighi come me, con una pietra rimediata sulla spiaggia o addirittura a mani nude, che è il top dello stile naufrago. E pazienza se poi porterete tutto l’anno le stigmate di qualche aculeo inferocito che vi si è conficcato nelle dita. È il prezzo dell’avventura.
Una volta a casa, per aprire i ricci prendo un coltello o delle forbici e pratico un’incisione circolare sulla parte superiore, quella con il forellino. Poi elimino la calotta e raccolgo le uova (la parte arancione) in una terrina.
A questo punto il più è fatto, ora semplicemente faccio dorare l’aglio in padella mentre cuocio le linguine in acqua salata. Scolo al dente, tolgo l’aglio, metto la pasta nella padella e la faccio saltare brevemente insieme alla polpa di riccio ed il prezzemolo tritato. Se risulta troppo asciutto (o se ho pescato pochi ricci) aggiungo un po’ di acqua di cottura della pasta.
Il sapore del mare è incredibile, al sapore di sale ci ha già pensato Gino Paoli

Playlist saporita
Gino Paoli - Sapore di sale

16.7.08

AssenteIngiustificata



Camminante, sono le tue orme
il cammino e nient’altro.
Camminante, non c’è cammino,
si fa cammino all’andar.

(Antonio Machado)

Vado, e internet non mi seguirà.
Niente blog per un po'.
Ma non disperate, torno presto.

Prima che possiate sentire la mia mancanza. O ancora prima.

Abbracci vacanzieri,
vostra CuocaPrecaria

14.7.08

AmiciMiei


Chi ha un vero amico può dire di avere due anime
(Arturo Graf)

Non crediate sia facile.
Voi che in questo periodo lavorate non avete altro a cui pensare, a parte quanto siete annoiati e quanto avete voglia di andarvene in vacanza.
Io invece devo gestire il mio tempo libero, attività nella quale non sono mai stata particolarmente abile. Il risultato è che passo le mie giornate nella più totale apatia, rimandando a dopodomani tutto quello che avrei potuto fare l’altro ieri.
Fortuna che almeno, tra un nulla e l’altro, devo occupare il tempo cercando voli low cost per raggiungere i gentili amici che qui e lì mi ospitano.
Oramai sono un’esperta indiscussa del viaggio al minimo prezzo, del resto se sei precaria devi ingegnarti.
Riguardo ai simpatizzanti che mi accolgono nelle più varie località, vi avevo già avvertiti in tempi non sospetti: la carta dei doveri del buon precario prevede che siate simpatici e generosi, anche quando avreste solo voglia di abbaiare al mondo. Gli amici vi servono, e voi servite a loro: li fate sentire meno precari.
Lo scambio è equo.

A proposito, ho da poco ricevuto in dono da un’amica della bottarga e dei capperi.
A lei dedico questi spaghetti, conditi con Montale: Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida scorta per avventura tra le petraie d'un greto.
Ti voglio bene Dani, il tuo sorriso è sempre un porto dove sbarcare le mie tristezze. Grazie.
Ah, ricordati che mi devi ospitare nella tua casa al mare!

OSSI DI SEPPIA E BOTTARGA
Spaghetti
Bottarga
Capperi sotto sale
Pomodorini
Olio
Aglio
Pepe
Limone
Prezzemolo

La poesia di prima è stata scelta quest’anno tra i temi di maturità, al candidato si chiedeva di commentare il “ruolo salvifico della donna" espresso nella poesia. Peccato che Montale avesse scritto questi versi per un amico, tale Boris Kniaseff, dimenticato ballerino russo...
Dedico quindi questi spaghetti anche agli esperti di letteratura del Ministero, con tutte le polemiche scatenate dal grossolano errore avranno sicuramente bisogno di un amico che li consoli…
Taglio la bottarga a fettine molto sottili, oppure uso quella macinata. In ogni caso mescolo con un filo d’olio, il succo di un limone, un po’ d’acqua di cottura della pasta e uno spicchio d’aglio tritato sottile e privato dell’anima.
Taglio in due i pomodorini, ne bastano quattro o cinque, e li aggiungo al resto insieme al prezzemolo tritato, una spolverata di pepe e a qualche cappero accuratamente sciacquato.
Scolo gli spaghetti al dente, lasciando un po’ d’acqua di cottura da parte che aggiungerò se il condimento dovesse risultare troppo asciutto.
E godetevi gli amici, soprattutto i ballerini russi!

Playlist ti scrivo una canzone se mi inviti a casa tua (anche i cantanti lo fanno)
Dionne Warwick and Friends - That's what friends are for
The Rembrandts – I’ll be there for you (sarebbe la sigla di Friend’s)
James Taylor - You've got a friend

7.7.08

OhLaLa


Ciò che non è chiaro non è Francese.
(Antoine de Rivarol)

Nella fresca Francia il vento soffiava gentile, giravo in bicicletta, dicevo oh la la, mangiavo baguette e tutto andava bene.
Amaramente ora la rimpiango, tornata in patria in questo arroventato 7 luglio.

È un paese meraviglioso, se non fosse per i suoi abitanti. Non fraintendetemi, non mi stanno affatto antipatici. È solo che a volte sono troppo, insopportabilmente, francesi.
Par example: è carina questa cosa che ci si da tutti del voi (cioè del lei), anche tra coetanei. Quando non ci si conosce è maleducato dare del tu. Perfetto. Entri in un negozio e ti senti Maria Antonietta (la regina, non la portiera del vostro palazzo), con i commessi profusi in smancerie tra un bonjour madame appena varchi la soglia, seguito a ruota da je peux vous aider? (il corrispettivo del "dimmi" che ti ciancica la commessa romana se proprio vuole collaborare, cosa affatto scontata), il tutto innaffiato da merci (ti ringraziano qualsiasi cosa tu faccia) e je vous emprie (che sarebbe prego, se li ringrazi tu, ma loro possono continuare con il grazie – prego per ore).
Al momento dei saluti poi danno il massimo, con litanie interminabili di grazie, prego, a presto, è stato un piacere, passi una buona giornata o una buona serata o un buon week end o una qualunque cosa buona lei voglia passare.
Giuro.
Sono un po' leziosi, insomma, e quasi rimpiangi le rustiche commesse romane che a fatica ti salutano quando varchi la soglia del negozio.
Al ristorante poi i camerieri ti svolazzano intorno solleciti, pronti ad esaudire ogni tuo desiderio neanche fossi il critico culinario in incognito che è lì per decidere se dare loro la 3° stella della guida Michelin.

Sono gentili, questo non si può negare… anche se bisogna dire che non eccellono certo in empatia linguistica.
Provate a chiedergli un’informazione con il vostro sgangherato francese, se non pronuncerete esattamente la vostra domanda li vedrete strabuzzare gli occhi come se gli aveste appena detto di prestarvi 50.000 euro per andarvi a bere un caffè, mentre magari avete semplicemente pronunciato male una delle mille vocali strane della loro gutturale lingua.
Tanto per farvi capire che non esagero: sotto si dice “au-dessous”, sopra si dice “au-dessus”. E adesso provate ad andare a chiedere se il gatto è sopra o sotto il tavolo.

A proposito di caffè, gli irriducibili della tazzina farebbero meglio ad evitare la Francia. Il loro café è una brodaglia nera, bollente oltre ogni ragionevole motivo, servito in una tazza enorme e per di più caro, non meno di 1.50€, quando va bene, per una schifezzuola che rischia di rovinarvi la giornata. Ed è inutile cercare di fare i furbi ordinando un expresso (con l’accento ovviamente sulla o), vi portano la stessa acquetta disgustosa, solo che in una tazzina più piccola.

Comunque sono adorabili, attenti solo a non fare come me.
L’altro giorno, par example, ero in un bar all’aperto, mi godevo il venticello e aspettavo mia sorella per mangiare insieme una tartine. Vedo avvicinarsi volteggiando la solita gentilissima cameriera e comincio a ripetermi senza sosta che io aspetto una persona di sesso femminile, quindi devo dire UNE amie (leggi uuuuun) e non UN amie (leggi an), ero concentratissima.
Arriva la tipa, si scioglie in salamelecchi e poi mi chiede se voglio ordinare.
Non mi freghi! Rispondo tutta seria: J’espere une amie.
La gentilissima mi guarda allibita, passano alcuni secondi colmi di tensione mentre io scocciata penso “vabbè, magari avrò detto male sto accidenti di uuuun, ma in fondo a te che ti cambia se aspetto un amico o un’amica?”, poi la sconvolta cameriera ha un lampo di genio: Ah, vous ATTENDEZ une amie! E ridacchiando sotto il solito sorriso cortese mi abbandona, lasciandomi sola alla mia approssimativa attesa.
Uuuuun era pronunciato perfettamente, peccato io abbia detto "spero un’amica", dimenticando che aspettare e sperare usano lo stesso verbo solo in Spagna.

In Francia mentre aspetti qualcuno puoi solo sperare di non essere fraintesa…

GENTILISSIMA TARTINA
Pane bianco
Marmellata di fichi
Insalatina
Salame
Gherigli di noci

Dopo l’incidente diplomatico, e una volta arrivata mia sorella a farmi da interprete, ho gustato un’ottima tartine, che sarebbe una specie di bruschetta, una fetta di pane molto lunga su cui i francesi mettono di tutto.
La mia prevedeva uno strato di marmellata di fichi, ricoperto da un'insalatina tipo rucola, delle fette di salame (erano fette piuttosto larghe e sottili, tipo il nostro salame Milano), il tutto sormontanto da gherigli di noci.
Magari non sarete mai in grado di dire se il salame va messo “au-dessous" o “au-dessus” dell'insalata, ma riprodurre questa gustosa tartine dovrebbe essere alla portata di tutti, j'espere!
Grazie, siete stati gentilissimi a voler leggere fino a qui.
Buon appetito, buona serata e buon inizio settimana.

Playlist di cortesia
Charles Trenet - Douce France