29.1.08

Ritorni


Il cuore ha sempre ragione.
(Erasmo Da Rotterdam)

Questa volta avevo deciso, era finita davvero.
Ma poi non so resistere a chi mi implora di rimanere, a chi si sforza di migliorare le cose. Continuo sempre ad apprezzare la volontà di cambiare.

È andata così: dopo 8 lunghi anni di fedeltà, cedo alle moine di un pimpante corteggiatore.
Lui mi promette serenità, ascolto, comprensione. Lui, dice, saprà capirmi. Lui, dice, ha già capito quello che voglio io. Lui, giura, non mi farà rimpiangere l’Altro. Lui sa cosa vuole una precaria. Sa cosa vuole una donna. Sa, soprattutto, cosa vuole lui. E vuole me.
L’Altro all’improvviso mi sembra stanco, sento che il rapporto non può più offrirmi nulla. Temo persino che
non protesterà quando gli dirò che me ne vado, questa volta per sempre. E così faccio. In silenzio preparo i miei fagotti, gioisco dei nuovi orizzonti che il nuovo Lui prontamente sta allestendo per me, verso qualche lacrima ma in fondo non mi pento.
E vado.
Via, questa volta non mi girerò.
Nessun rimorso, nessun rimpianto.

Con l’aria teatrale delle grandi, drammatiche, occasioni e gli occhi più fuggitivi che ridenti, annuncio così la mia dipartita: “addio Tim, sei stato il mio fedele operatore di telefonia mobile per 8 anni, ma Wind mi ha tentato con offerte che tu oramai non eri più capace di farmi. Wind mi vuole, e per avermi mi regala bonus, sconti, ricariche omaggio, gadget. Io vado, il mio numero lo porto con me, ti prego non cercarmi più.”

E poi succede come sempre.
Tim mi richiama. Ora che sto andando via, guarda un po’, gli manco. Ora non mi vuole perdere. Ora può offrirmi quello di cui ho bisogno.
E lo fa. Il mio buon vecchio operatore mi ha letteralmente coperto d’oro, pardon d’euro.
E pensare che non ero neanche una partner particolarmente vivace, ricaricavo ogni tanto il nostro rapporto, ma sempre di poco, e con poca convinzione. E agognavo le autoricariche in omaggio come l’alcolizzato sogna un cicchetto. E facevo squilletti pietistici per farmi richiamare, tradendo la fiducia del mio operatore senza un briciolo di rimorso. E non abboccavo mai alle offerte promozionali.

Eppure è così: sei un partner precario e scamuffo che nessuno rimpiangerebbe? Basta minacciare di andartene e ti imploreranno di rimanere. Non si capisce bene perché.
Per capire che gli mancherai devono sentire che potrebbero perderti.
E temo questo non valga solo per gli operatori di telefonia mobile.

La vita, l’amore, il lavoro. È sempre la solita storia.
Vince chi ricatta, chi finge, chi annuncia la sua fuga solo per farsi implorare di rimanere.
E alla fine ti implorano.

E io alla fine, fiduciosa, rimango.

CUORE SFOGLIATO
Pasta sfoglia
Miele
Prosciutto crudo
Senape
Parmigiano grattugiato
Un uovo

Antipasto languido, a forma di cuore, è sdolcinato ma efficace, proprio come le profferte di chi vuole farti usare il cuore, e non il cervello.
La preparazione è semplicissima, così non ci si investe troppo tempo e ci si può concentrare sulle richieste di chi vuole farci tornare o, ed è ugualmente efficace, a far ritornane chi minaccia l’abbandono.
Per evitare sprechi di minuti preziosi, consiglio l’uso della pasta sfoglia pronta. Se siete voi quelli che scappano, non avrete tempo per prepararla. Quanto ai fuggiaschi si sa, sono troppo presi dall’ebbrezza della fuga per poter apprezzare una pasta sfoglia fatta in casa. Per cui non perdete tempo in preliminari e andate dritti al sodo, cioè al cuore.
Allora, prendo la mia pasta sfoglia e la srotolo. Poi mescolo 3 o 4 cucchiai di miele con un cucchiaino di senape (dovrebbe essere quella di Digione, ma non statevi a preoccupare e usate quella che avete in casa, avete altro a cui pensare voi). La miscela così ottenuta la spalmo poi sul mio rettangolo di pasta sfoglia, che ricopro con fette di prosciutto crudo dolce e con una spolverata di parmigiano grattugiato. Ora arrotolo le due estremità (quelle più lunghe) del rettangolo su loro stesse e le faccio incontrare a metà strada, così già partiamo con i compromessi… Poi prendo il rotolino e lo lascio riposare un po’ in frigo, diciamo mezz’ora. Inutile ribadire che questo tempo potete utilizzarlo per preparare il vostro discorso di abbandono o per mettere a punto la vostra tattica del Torna a Surriento (famme campa’)…

Passato questo tempo, tolgo dal frigo e spennello il mio rotolino con un uovo sbattuto. Poi prendo un coltello molto affilato e taglio il rotolo per orizzontale, così da ottenere dei cuoricini di sfoglia, per l’appunto. Spessore dei cuoricini, per chi ama i dettagli, più o meno due centimetri. Durante quest’operazione a cuore aperto è fondamentale canticchiare ti senti sola con la tua libertà, ed è per questo che tu ritornerai oppure, se siete voi a voler lasciare, potete fischiettare l’intramontabile non sarà facile ma sai, si muore un po' per poter vivere! Arrivederci amore ciao
A questo punto metto gli incolpevoli cuoricini su una teglia ricoperta di carta da forno e faccio cuocere a 200° per una decina di minuti. Quando sono belli croccanti li levo dal forno e spolverizzo con un altro po’ di grana. Si mangiano tiepidi o freddi, sono buoni lo stesso.
Su come presentarli, e a chi, fate un po’ voi…
“Prima di lasciarvi vorrei proprio lasciarvi un messaggio positivo. Ma non ce l'ho. Fa lo stesso se vi lascio due messaggi negativi?"
(Woody Allen)

Playlist chi viene e chi va
Jan Peerce – Torna a Surriento
Bruno Lauzi – Ritornerai
Caterina Caselli – Insieme a te non ci sto più

24.1.08

PrecarieDolcezze

Dammi castità e continenza. Ma aspetta un momento.
(Sant'Agostino)
Nuova frenata sui consumi, la Confcommercio prevede che gli italiani spenderanno di meno, soprattutto su carne, pane e zucchero.
Zucchero? Mai come si fa a spendere di meno sullo zucchero? Si fa il bilancio delle entrate e uscite casalinghe e si decide che la zolletta nel caffè fa sforare col budget?
Oppure il calo dei consumi è imputabile a quelle famose maniglie che con pochissimo amore appaiono magicamente nella vita di quelli che hanno perso il punto e che quindi dopo l’inverno pianificano diete senza zuccheri per dimagrire?
Misteri delle statistiche.
Comunque se il caffè lo berranno amaro, in compenso gli italiani non baderanno a spese per la tecnologia: a sentire gli economisti si prevede infatti un aumento (+22%) dei consumi di cellulari ipertecnologici e un altro bell’incremento (+21%) di servizi telefonici.
Insomma, videochiamami così ti faccio vedere quanto sono magro. Anzi chiamami e basta, stiamo al telefono ore ma per favore non propormi di andarci a prendere un caffè perché non me lo posso permettere (e poi il caffè amaro mi fa schifo, ma non dirlo agli economisti).

Gli italiani sono strani, questo oramai si è capito. Ma neanche all’estero scherzano.
Menomale che eserciti di scienziati lavorano per catalogare questo pazzo mondo...
Gran Bretagna - l’Office of National Statistics (praticamente il nostro Istat) ha messo in guarda gli inglesi: bevete troppo, 10 milioni di persone consumano quantità di alcol di molto superiori a quelle consigliate, soprattutto i top manager che a fine giornata si intronano di birra per dimenticare lo stress.
Toh, e noi che pensavamo gli inglesi bevessero solo tè… e soprattutto che ad alcolizzarsi fossero prevalentemente quelli della bassa working class dei film di Ken Loach (vatti a fidare dei registi).
Si consiglia quindi di non diventare un manager di successo a Londra o, in alternativa, di diventare un manager di successo ma di rinunciare al fegato, che tanto rode comunque.

USA – I pazienti ricercatori dell’Università del Michigan hanno appena pubblicato i risultati di una ricerca condotta su 197 coppie di sposi e durata ben 17 anni. Il segreto della felicità coniugale (e di una vita lunga) sembra essere un rimedio a dire il vero già alla portata di molti: litigare. Chi trattiene lo stress quando il suo amato bene lo prende premurosamente a parolacce ha probabilità doppie, dicono gli scienziati, di morire precocemente rispetto a chi risponde per le rime alle affettuosità del coniuge. Insomma, se trattenete la rabbia potreste vivere meno a lungo di chi invia carinamente e frequentemente a quel paese la sua dolce metà.
C’eravamo tanto sfanculati è quindi la ricetta americana per una vita più lunga. Gli scienziati non hanno però specificato se gli anni guadagnati in questo modo si vivano poi sotto lo stesso tetto o se la lunga vita ognuno se la prosegua per conto suo.

Ma la scoperta i cui risultati cambieranno per sempre i contorni delle nostre sempliciotte vite proviene da tre illustri matematici di Harvard. I tre geniacci si sono divertiti a creare un’equazione che risolve una volta per tutte il mistero più insondabile dell’umanità: quando l’autobus tarda ad arrivare, conviene andare a piedi o è meglio aspettare fiduciosamente che arrivi?
Inutile arrovellarsi, basta (e si fa per dire basta) mettere in relazione quattro variabili: distanza, tempo di fermata, numero di fermate e velocità del mezzo.
Si fa una bella equazioncina (così si inganna anche il tempo) e il risultato è che, quasi sempre, conviene aspettare.
Bella scoperta.
Aspettare conviene sempre, basta che ne valga la pena…
(Potrei aggiungere che se i tre matematici avessero abitato a Roma forse i risultati dell’equazione sarebbero stati diversi, ma non avendo prove empiriche… taccio)

SORBETTO LIMONI-AMO
250 gr. di zucchero
250 gr. di acqua
250 gr. di succo di limone filtrato
buccia grattugiata di 2 limoni
1 albume

Del limone si dice che sia acido, dello zucchero che sia troppo dolce. Io amo entrambi, e tutte le loro combinazioni (anche quelle alcoliche, prometto di postare presto la ricetta del mio glorioso limoncello).
Forse dovrei fondare il Partito dell’Agrodolce. In ogni caso un po’ di dolcezza in questa valle di acido non può certo nuocere, altro che improperi.
Oggi quindi mi diverto a contraddire i trend statistici incrementando per quanto possibile i consumi nazionali di zucchero e a far contenti i matematici americani rivalutando il potere dell’attesa.
Di quelle attese che sembrano sempre troppo amare, ma a volte...
Metto nell'acqua lo zucchero e la scorza grattugiata dei limoni e faccio sobollire per 10 minuti senza coperchio. Una volta freddo (prima attesa) unisco allo sciroppo il succo filtrato dei limoni, l’albume montato a neve e le scorze grattugiate. Poi metto tutto in una vaschetta di metallo dai bordi sottili con il coperchio (che fino in quel momento avrò tenuto in freezer), riempio non fino al bordo, copro e lascio in freezer per un’ora e mezzo (seconda attesa). Dopo lo levo dal freezer e mescolo vigorosamente per far rompere i cristalli che si saranno formati. Rimetto il tutto dov’era e lì lo lascio un’altra ora e mezzo (terza attesa) prima di ritirarlo fuori e ricominciare fiduciosa a mescolare a più non posso. Dopodiché rimetto in freezer e lascio il mio quasi sorbetto a riposare per due ore (quarta attesa).
A questo punto dovrebbe essere pronto.
Non è forse dolce l’attesa?
(…) e dall'attenderti quando non t'attendo passa dal freddo al fuoco il mio cuore
(Pablo Neruda)

p.s. a proposito di amaro, attese e improperi, è di questi minuti la notizia che il governo Prodi è caduto, che Berlusconi ha già annunciato di avere pronto un programma di 100 giorni per tornare a governare, dopo tanta attesa, la sua acida Italia, e che durante il voto di fiducia un senatore dell’Udeur, tale Barbato, ha dato del “pezzo di merda, traditore, cornuto, frocio” (sic) al senatore, anche lui Udeur, Nuccio Cusumano, che dopo cotanto improperio è caduto, ma non in senso metaforico: è proprio svenuto.
Chissà che ne direbbero i ricercatori del Michigan di quest’uso “terapeutico” del litigio…

Playlist agrodolce
The Archies - Sugar Sugar
Cassandra Wilson - Tupelo honey
Prozac+ - Acido acida
Samuele Bersani - Cattiva

22.1.08

AndThePrecariousGoesTo

Eccomi di ritorno sui vostri schermi.
Vorrei approfittare dell'occasione per ringraziare tutti i miei fedelissimi fan e tutti quelli che hanno avuto fiducia in me.
Dedico questo Oscar alla buonanima del mio gatto Temistocle, che in pace riposi.

Ah no scusate, mi era fatta prendere la mano. È che oggi verranno annunciate le nomination degli Oscar 2008 e ho pensato: che direste voi se mai vi capitasse di vincere un Oscar? Insomma, quando siete lì sul palco con la statuetta dorata in mano, che fate?
Lo dedicate alla famiglia e agli amici?
Un po’ scontato, non passereste certo alla storia per l’originalità (anche se secondo me va sempre bene se proprio non sai che dire).
Insultate tutti quelli che vi hanno abbandonato nel momento del bisogno dicendo “toh, ora rosica”?
No, troppo rivendicativo e poi il livore non è mai glamorous.
Approfittate dell’occasione per fare un discorso politico contro la guerra o rovesciare mondezza sul palco per ricordare che Napoli affoga nei rifiuti?
Certamente ad effetto ma la politica negli Academy Awards non riscuote troppo successo, e poi vi toccherebbe di andare a lavorare come assistente alla regia di Michael Moore.
Saltellate su tutte le sedie quando vi chiamano?
Molto carino, ma purtroppo l’ha già fatto Benigni.
Fate i fighi e biascicate un distratto grazie senza entusiamo?
A meno che non siate davvero tremendamente fighi o che davvero non riceviate un Oscar con la stessa frequenza con cui vi arrivano i cataloghi di Postal Market, lascerei perdere, rischiate seriamente il ridicolo, e poi Hollywood non ama gli ingrati.

Io un’idea per quel giorno ce l’ho… una volta guadagnato il palco, agguanterei la sudata statuetta e afferrando il microfono canterei con disinvoltura…
...
Well, I'll bet you I'm gonna be a big star
Might win an Oscar you can never tell
The movies gonna make me a big star
'Cause I can play the part so well
Well I hope you come and see me in the movies
Then I’ll know that you will plainly see
The biggest fool that ever hit the big time
And all I gotta do is act naturally
...
Se poi Paul McCartney volesse comparire a sorpresa da dietro le quinte e finire lui di cantare mentre io, dopo un inchino e un sorriso, abbandono il palco con finta nonchalance… beh, niente male, no?

In ogni caso ambisco all’Oscar per la carriera, per cui ho tempo a sufficienza per prepararmi, e per convincere Paul…

TARTINATOH (ORA ROSICA)
Caviale Beluga della collezione privata di Putin
Burro di vacche svizzere cresciute in Francia e naturalizzate Americane
Limone dell’albero più antico e saporito di Sorrento
Pane del vostro panificio personale (quello che avete aperto per hobby e ora frutta miliardi)

Un po’ troppo? Beh, avete vinto l’Oscar e potete permettervi di fare i fighi perché, ehi, siete davvero li mejo fighi de Hollywood.
Non avete ancora vinto l’Oscar? Basta qualche rapida sostituzione degli ingredienti. Il caviale diventa Uova di Lompo, il burro quello delle fattorie Torre in Pietra, il limone quello cinese del supermercato e il pancarrè Mulino Bianco oggi è in offerta e ve lo portate a casa con 0,99€.
Il procedimento, quello sì, rimane lo stesso da Hollywood a Pescasseroli.
Si tosta leggermente il pane, ma non troppo. Intanto si lascia ammorbidire il burro a temperatura ambiente, poi si mescola con il caviale (o chi per lui) e si aggiunge una goccia di limone. Il tutto si spalma poi con delicatezza sulle fette di pane tagliate a triangolini.
Ah, se per caso vi sbrigate prima voi a vincere l'Oscar... Non scordatevi gli amici (e i precari)!

La vita non imita l’arte, imita soltanto la cattiva televisione
(Woody Allen)

Playlist da Oscar
The Beatles – Act naturally

17.1.08

ModelliDiVita


Carla Bruni e Sarkò si sarebbero sposati in gran segreto la settimana scorsa (lo dicono qui i francesi) e, stando ad alcune indiscrezioni, l’ex modella sarebbe già in dolce e presidenziale attesa di un sarkozyno. Considerando che la separazione dalla ex moglie Cecilia è stata annunciata il 12 ottobre scorso, c’è da fare i complimenti al bassetto e alla cantantetta per la rapidità del tutto.
Ma il resto del mondo non sta a guardare, e pare ormai indubitabile il legame d’amorosi sensi tra l’ex modella Naomi Campbell, che attualmente si diletta a fare la giornalista, e l’energico presidente del Venezuela Hugo Chavez.
E noi che facevamo tante storie per la presunta liaison tra il Berlusca e la Yespica, sempre i soliti retrogradi...

In attesa dei nuovi sviluppi della soap-opera venezuelana “Anche le modelle votano” e del feuilleton parigino “Anche alle radical-chic piacciono i machos di destra”, rimane solo il toto-unione sui prossimi amori delle prossime ex modelle.
Si può per esempio immaginare una Kate Moss, prossima ai 34 anni, mollare il faticoso e troppo addicted cantante rock Pete Doherty, chiedere scusa di fronte alla regina per il suo passato burrascoso e annunciare a reti unificate il suo amore per il paffutello Gordon Brown.
O la brasiliana Gisele Bundchen chiudere per sempre nel cassetto il ricordo di Leonardo di Caprio e i suoi contratti stramilionari (pare sia la modella più pagata al mondo) per lavorare nella politica fianco a fianco con Lula.
E non vedrei male neanche l’ormai quarantaduenne Cindy Crawford (affrettati Cindy!) vicina al presidente Bush. Annuncerebbero, per discrezione, il loro amore alla stampa solo dopo il pensionamento di lui, e il mondo si godrebbe le immagini della straordinaria coppia in un ranch texano che giocano a Risiko di fronte al caminetto.
E la Bellucci con Prodi? Vuoi mettere che rilancio di immagine?

La morale è questa: trovati un'ex modella e il mondo presto ti amerà.
Altrimenti sii precario, trovati con costanza amori più precari di quanto già non lo sia tu e il mondo ti dimenticherà presto (se mai si era accorto di te).

Ma non abbatterti, il consumo di ostriche crude può causare setticemia, lo champagne gonfia lo stomaco e le modelle dopo un po’ ti mollano (o ti stufano).
Invece pane e cipolla e un buon bicchiere di vino rosso sarebbero garanzia di vita lunga e sana (così dicono qui alcuni ricercatori), i precari non ti mollano quasi mai e se lo fanno stai sicuro che trovarne un altro è, almeno statisticamente, molto facile.

Solo i coraggiosi possono amare: tutto il resto é coppia.
(Barbara Alberti)

CIPOLLE DI LUNGA VITA
cipolle bionde (meglio se platino)
burro
farina
brodo di dado vegetale (o brodo vero di verdure)
pane casareccio
formaggio tipo fontina

Durante la preparazione si piange, dopo averla mangiata si soffre di alitosi. Ma chi a lungo vuole campare, un poco deve soffrire (e puzzare).
Allora, lascio dorare le cipolle tagliate molto sottili in un po' di burro, dopo cinque minuti aggiungo la farina (più o meno un cucchiaio per ogni cipolla) e faccio rosolare un po' girando sempre. Poi comincio ad aggiungere il brodo molto caldo fino a raggiungere la consistenza di una besciamella, regolo di sale e cuocio per circa 15 minuti, ovviamente girando a più non posso perché il fondo tende a bruciacchiarsi. A questo punto si mette una fetta di pane tostato coperta di formaggio in ognuno dei piatti dei vostri commensali e ci si versa sopra la zuppa ben calda.
I francesi, che come visto hanno sempre una marcia in più, usano servire la soupe à l'oignon in terrine di coccio, la ricoprono di grana o altro formaggio grattugiato e la fanno gratinare cinque minuti al forno.
Bon appetit!

14.1.08

QuelPaese

To be, or not to be--that is the question:
Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune
Or to take arms against a sea of troubles
And by opposing end them.
(William Shakespeare)

Diciamolo: sono depressa.
Sono stufa di stare nei miei panni, vorrei non essere me.
Essere un’altra, un altro, essere altrove, non essere… e questo è il dilemma.
E non ho neanche un teschio a casa con cui interloquire.
I dardi dell’iniqua fortuna cominciano a scocciarmi, quanto può durare la sfiga?
Ci sarà pure un limite sindacale, uno stop alle avversità nel gioco della Ruota della Sfortuna, o no?
E non mi venite a dire che mi trovate meno leggera del solito, perché sono meno leggera del solito.
Sono pesante, chili di sfiducia mi gravano addosso e non pretendiate ch’io possa sempre dispensare buonumore o sorridere bonaria al resto del mondo.
Non mi va e non sorrido.

Ma poi alla fine chissà perché non riesco a fare la cattiva fino in fondo, a grugnire rancorosa quanto vorrei e mandare tutti al diavolo per sfogare la mia rabbia da affogamento nel sea of troubles, questo mare torbido dove galleggiano, travagliate boe, i miei problemi..
Finisco sempre per relativizzare, e mi ritrovo con un inspiegabile ma coriaceo ottimismo della volontà.
Andrà bene, questo è il mio stupido mantra, riemerge con ostinazione dal blob di negatività in cui sguazzo.
Poi certo, ogni tanto qualcuno a quel paese ce lo mando comunque, ma è un invio fisiologico, se lo cercano…
Te c'hanno mai mandato a quel paese, sapessi già la gente che ce stà, il primo cittadino è amico mio, tu digli che te ciò mandato io.

A proposito di ottimismo e di altri paesi: quest’inizio 2008 è stata una bella schifezza, e allora ci riprovo, faccio un altro capodanno, vediamo questo come va.
Appuntamento giovedì 7 febbraio per il capodanno cinese, inizia l’anno del topo e ricomincio anch’io con loro: con i cinesi, con i topi e con qualunque buona nuova il vento vorrà portarmi.

APERITIVO PROPIZIATORIO
Pasta fillo
Sale
Olio
Eccetera

Visto che mi unisco ai festeggiamenti del sol levante, conviene cominciare a familiarizzare con la cucina, e non solo quella del cinese take away sotto casa (dove comunque festeggerò, mica vado a Pechino).
Visto che cinese non sono, conviene provare a reinventare i loro ingredienti, naturalizzandoli con i miei, così al capodanno darò meno nell’occhio mentre brindo ai topi.
Io per esempio con la pasta fillo (la vendono surgelata nei supermercati etnici), quella degli involtini primavera per capirci, ci faccio dei meravigliosi stuzzichini, da mangiare soli o accompagnandoli a salsine tipo l’hummus, che già vi ho proposto.
Basta mettere qualche foglio di pasta ancora surgelato nel forno caldo, in pochissimi minuti si cuociono e diventano tipo pane carasau, quello sardo, fanno le ondine e sono croccanti.
Poi si servono con un po’ di olio e sale oppure senza niente per accompagnare le salse.
Sono buonissimi.
Buon anno, ai topi e a tutti gli altri.

Per quanto lunga sia la veste della tua vita, non oltrepasserà la statura della tua gigantesca speranza.
(proverbio ovviamente cinese)

Playlist di invio
Alberto Sordi - Te c'hanno mai mannato

5.1.08

TempoPerdo



L'uomo moderno pensa di perdere qualcosa del tempo quando non fa le cose in fretta. Però non sa che farsene del tempo che guadagna, tranne ammazzarlo
(Erich Fromm)

Se c'è una cosa che so fare davvero bene, è perdere tempo.
Ma perderlo proprio, non dedicarmi all'otium o scrivere poesie o innamorarmi o dipingere tele ad olio o fare tutto questo insieme, come fanno invece i perditempo professionisti e chic.
Io il tempo lo perdo come si perdono le chiavi di casa in un taxi di cui poi non ti ricordi la sigla, come si dimentica di spegnere la luce in bagno, come si scorda il nome della propria compagna di classe del liceo quando la incontri secoli dopo e vorresti salutarla ma riesci solo a dire "Ehi, ciao (come cavolo ti chiami), come stai?"
Ma dov'è il tempo? Ah già, l'ho perso, che sbadata.
Lo perdo che quando te ne accorgi è già troppo tardi per rimediare, come quando invii un sms a qualcuno e poi ti penti di averlo mandato ma intanto quei 160 caratteri infamanti della tua autostima sono già stampati sul display di chi non avrebbe dovuto riceverlo.

Ecco io tempo lo perdo così, e sono bravissima.
Basta seguire una semplice regola matematica: il numero di cose che hai da fare è direttamente proporzionale al tempo che perdi facendone altre, assolutamente inutili e del tutto slegate da quello che dovresti fare. Quindi più hai da fare, più perdi tempo.
Facile, no?
E siccome sono campionessa (aspiro al titolo mondiale), riesco a perdere tempo in modi sempre nuovi, con una creatività perditempistica che a volte mi sorprende.
Sabato scorso, per dirne una, avrei dovuto fare delle cose vagamente utili, ma poi ho perso tempo e ci ho rinunciato. Però potevo farne altre.
Per esempio era il primo sabato di saldi, quindi potevo uscire a cercare accessori da coordinare alle scarpe, o scarpe da coordinare agli accessori, o tutti e due. E invece non avevo nessuna voglia di tuffarmi in un gomitolo di negozi urlanti di 50% di sconti. Ma allora che fai, rinunci agli accessori (e a perdere tempo)?
Giammai, prendo accessori per il blog.
La cosa sorprendente è che la rete pullula di perditempo professionisti, e quindi di siti dove scaricare qualunque idiozia uno voglia adoperare per infarcire il proprio blogghetto. Una l’ho già usata: è una specie di radiolina che metti nel blog con canzoni a tua scelta. Un accessorio fondamentale, peccato che: si sente malissimo, l’estetica fa schifo e caricare le canzoni richiede più tempo di quanto non ci metteresti tu a registrarne una in casa tua. Ho caricato qualche canzone a caso ma ovviamente mi sono presto stufata dell’ammennicolo sonoro. È già stato eliminato.
Ma nel frattempo ho scoperto che nel mio hortus (s)conclusus di cuocaprecaria.comesichiamachenonmiricordo.com potrei mettere a scelta: gatti volanti sopra il mouse, orologi di tutti i tipi, finestre pop up dove fare popuppare qualunque cosa (purché inutile), pulsanti per farti aggiungere ai preferiti dai tuoi sperduti navigatori alla velocità di un click e 4568 tipi diversi di contatori.
(I contatori sono quei bottoni che in genere stanno in basso nella pagina e contano quanta gente ti visita, quanto stanno sul tuo blog, come ti hanno trovato e tutto quello che vorresti sapere sui tuoi visitatori ma non ti è mai fregato niente di chiedere. Sui contatori scriverò un giorno un post apposito, se lo meritano. Anche perché mi sto avviando velocemente verso la sindrome da conteggio compulsivo, seppure i miei sudati post siano visitati da una media di 7 persone al giorno,quando va bene, per cui basterebbe fare un giro di chiamate tra gli amici per sapere chi-ti-ha-letto-quando.)
Ovviamente in tutto questo vagare tra accessori inutili non ho trovato l’unica cosa che cercavo (inutile anch’essa), ma almeno ho perso un bel po’ di tempo.
Tempo comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno è in ritardo puoi chiamarlo bastardo ma tanto è già andato e fino adesso niente lo ha mai fermato…
E beato te che almeno non ti annoi.

PANTUMACA – SCUSATE VADO DI FRETTA
Pane casereccio
Pomodoro
Olio
Sale

Siesta, flamenco, paella. Se questo è tutto quello che vi fa venire in mente la Spagna, questa mini ricetta non fa per voi. Il pa amb tomaquet (pane al pomodoro in catalano), pantumaca per gli amici, è un “piatto” tipico della cucina catalana, cioè dei milanesi di Spagna, che sono ricchi, gran lavoratori e vanno sempre di fretta. Proprio per non perdersi in chiacchiere, i catalani hanno inventato una versione del pane al pomodoro capace di rallegrare qualunque fetta di pane casereccio in meno di un minuto. Massimo risultato, minimo sforzo.
Allora, si fanno dorare qualche secondo le fette di pane in forno e poi si strofina un lato di ogni fetta con un pomodoro aperto a metà, rosso e ben maturo. Poi si aggiunge l’olio d’oliva e un pizzico di sale. Fatto, ed è buonissimo.
Se avete ancora qualche secondo a disposizione potete servire il pantumaca con fette di prosciutto (ovviamente jamón ibérico), che è l’abbinamento più tipico, oppure con formaggio, salumi o tutto quello che l’estro, o la fretta, vi suggeriscono.
Ma non perdeteci troppo tempo.

Playlist temporale
Jovanotti – Non mi annoio
Cindy Lauper – Time after time
The Police - No time this time
Belle and Sebastian – Sleep the clock around

3.1.08

EuropaNostra



Europa, Europa!
(Elisabetta Gardini e Fabrizio Frizzi. In Rai, Radiotelevisione italiana, dall'1988 al 1990)

Devo riscrivere il mio curriculum nello (s)formato europeo: è il compitino per le vacanze datomi dall’orientatrice professionale che, come minacciavo qualche tempo fa, ho consultato per capire chi sono nel mercato lavorativo, o almeno chi ero, o forse chi sarei.
Come in tutta la mia vita scolastica, i compiti li faccio sempre all’ultimo minuto, con l’ansia di non riuscire a finirli e sperando ardentemente che la prof non decida di interrogare proprio me.
Ma il mio cv mi annoia. Lo conosco troppo bene per trovarci ancora qualcosa di interessante.
E poi non esiste cosa peggiore del curriculum europeo, ha il formato più antiestetico che il parlamento di Bruxelles potesse concepire e voci assurde come:
Istruzione: Principali tematiche/competenza professionali possedute.
Ora, a parte l’uso terroristico della lingua italiana, quali saranno le principali tematiche possedute (tipo esorcista) dopo la laurea in Scienze della Comunicazione?
Vuoi che ti racconti l’esame di sociologia del turismo? Non è uno scherzo, quell’esame esiste davvero e posso anche raccontartelo. Solo che temo sia di pochissimo interesse per te, mio generoso assuntore potenziale. E che sia stato di pochissima utilità per me...
E della magniloquente Scuola di Televisione RTI, che vuoi sapere? Che ho imparato a memoria la cronistoria dell’impero del biscione? Che so teoricamente come si scrive un format ma so anche praticamente che poi è inutile mandarlo in giro tanto chi vuoi che se lo legga? Che so pianificare un budget? Non ho capitale per farlo e comunque se vuoi la verità non ho capito come si fa un budget… finché non imparo la tabellina del 6, del 7, dell’8 e del 9 (sono ferma a quella del 5 dalla terza elementare, ed ero già in ritardo. Quella del 10 è facile: è la mia preferita) è inutile pensare a quanto mi costerebbe metter su un game show in prime time. Yeah.
E che dire delle tematiche dell’insostituibile liceo classico?
Non mi sveglio la mattina declamando versi di Archiloco di Paro, e comunque, mio infallibile (ass)untore, vorresti salariare una che arrivando in ufficio esclamasse: Non amo un generale che sta a gambe larghe, fiero dei suoi riccioli e ben rasato. Uno basso ne voglio, con le gambe storte, ma ben saldo sui piedi e pieno di coraggio? Io non credo…
E in ogni caso generali pieni di coraggio negli uffici lontani da Paro ne girano pochi, indipendentemente dall’altezza. Quindi meglio non scomodare i classici.
Capacità e competenze sociali: io metterei “chiedi ai miei amici”. Competenze sociali ne ho a bizzeffe, volendo. So reggere il piattino degli aperitivi con una mano, con l’altra mano reggo il bicchiere e con la bocca mangio e bevo, contemporaneamente parlo e, caso raro lontano da Paro, ascolto pure. A volte ricordo anche a distanza di tempo cosa mi ha detto il loquace Interlocutore. A volte faccio anche molte domande per manifestare il mio interesse all’Interlocutore, a volte meno. Tanto ho capito (e questa è una competenza sociale da 100 punti) che il modo migliore per farsi ascoltare dalla gente è farli parlare di se stessi. E chiedi agli amici (i tuoi) se non è così.
Capacità e competenze tecniche: chiedi alla mia coinquilina l’inventiva che ho messo per riparare temporaneamente il frigo il cui sportello non si chiude più. So anche cambiare le pile al telecomando, avvitare una lampadina e segnalare i guasti dell’Adsl al call center senza far cadere la linea durante l’attesa (è una capacità rara, fidati).
Capacità e competenze organizzative: chiedi a chi ti pare, sono un drago nell’organizzare appuntamenti. In prevalenza quelli degli altri.
Capacità e competenze informatiche: chiedi a Bill Gates, sono il suo erede spirituale. Purtroppo ho rinunciato alla mia percentuale sulla successione.
Capacità e competenze artistiche: ho fatto ben due corsi di fotografia, chiedi agli immortalati. Ora so cosa fare per non fare foto brutte. Ma le faccio brutte perché sono più artistiche così.
Altre capacità e competenze: non saprei, vuoi chiedere al mio ex? Sono competenze anche quelle volendo. Tra il tecnico, l’artistico e soprattutto il sociale, direi.
Patente: ho la B ma ho smesso.
Lingue: Bilingue italiano romanesco. Inglese splendido solo sul curriculum, ma so un sacco di parolacce rare. Lo spagnolo lo so bene, peccato che tutti gli italiani siano convinti di sapere bene lo spagnolo, veros amigos? Francese lezioso, arriccio le labbra e faccio smorfiette galliche. Portoghese pieno di saudade. Tedesco inesistente ma so pronunciare perfettamente Überbau e Unterbau (Sovrastruttura e Sottostruttura), non si sa mai.
In ogni caso so ordinare da bere e chiedere una taglia di una gonna in un negozio H&M in 10 lingue diverse. Praticamente non ho confini.
Esperienza professionale: copro tutto, dal babysitteraggio agli alti vertici temporanei del nulla comunicativo. Chiedi al nulla se non è così.
Occupazione desiderata/Settore professionale: Coniatrice di slogan inutili. Settore perdigiorno creativi.
Cittadinanza: aspirante apolide con conto in banca a San Marino.
Data di nascita: sono solo fatti miei. E comunque me li porto bene, ok?!?
Sesso: ultimamente poco.

Perfetto, lo mando così. Sono pronta per l’Europa. Bruxelles: e adesso a noi due!

CAVOLINI VOSTRI
Cavolini di Bruxelles
Burro danese
Parmigiano cinese
Sale tailandese

Il giorno in cui scoprirò perché si chiamano di Bruxelles e come li chiamano invece in Belgio, tutto avrà più senso.
Comunque sono buoni, eurocompatibili, salutari e facili.
Si puliscono agilmente, basta sciacquarli e levare le foglie più ingiallite (ove presenti). Poi vanno lessati una decina di minuti in acqua salata e in ebollizione. A quel punto si scola con lo scolapasta svedese da 1,50€, si mettono in una pirofila, sempre svedese, si cospargono di burro danese, di parmigiano di dove lo trovate (ma non è detto che venga davvero da lì) e poi si infila il tutto in un forno tedesco o americano o inglese, o se proprio non trovate di meglio in uno italiano purchè recentemente acquisito da una multinazionale estera.
Vanno fatti gratinare. Alla francese.
Saluti in esperanto e buon appetito.
p.s. Sì, lo so! Quello nella foto è il parlamento di Strasburgo. Ma se volete foto brutte fatte da me dovete accontentarvi di quello che ho, oppure regalarmi un viaggio a Bruxelles. Col cavolo.


2.1.08

Duemilaeotto


2007, odissea nello strazio. Ora finalmente è (s)finito.

Buon 2008
Auguri a tutti, o comunque ai più importanti.
Che sia un anno gustoso.
Cuocaprecaria